mercoledì, luglio 05, 2006

GER-ITA 0-2 119' Grosso; 120' Del Piero



Ha detto bene qualcuno: partite come queste si immaginano solamente. Se fosse stato un film sarebbe stato troppo esagerato per essere verosimile. C'è stato tutto: il pubblico ostile, la rabbia per i fischi all'Inno di Mameli, i brividi alla nostra porta, noi che non stavamo a guardare. Sgurdi, colpi di tacco, gesti atletici ogni dettaglio per il tifoso è carico di significati recondidi. Un colpo di tacco può essere interpretato come un inutile virtuosismo in un clima da battaglia, preludio della tragedia. Per il tifoso ottimista è manifesto di convinzione nei nostri mezzi. E poi i pali, le traverse, i contropiede: ogni fischio a nostro sfavore ci fa imprecare contro l'arbitro pensando che tutto funziona come da noi. Si perde la ragione si urla contro il negro Odonkor, si fa l'italico gesto dell'ombrello al signorile Klinsmann. Poi lo spettro dei rigori: per loro sempre felici, per noi quasi sempre infausti. Eravamo tutti convinti di perderci davanti all'ultimo ostacolo, e sarebbe stato un peccato, una ingiustizia. Ma il Dio del calcio ha una sua giustizia, spesso incomprensibile agli occhi dell'uomo. Gli appassionati di tutto il mondo avrebbero visto ben volentieri eliminata l'Italia viscida di Lippi e Cannavaro (in realtà i migliori). Un'Italia che simula i rigori e compra gli arbitri: ma il Dio del calcio sa che il Mondiale è un'altra cosa. Al Mondiale vince chi è più bravo, e noi siamo stati più bravi dei crucchi. E il Dio del calcio sa che in Italia-Germania possono vincere solo i nostri. Come è sempre stato.